Il recente libro di Marco Luscia “Maledetti giovani Tra paure e speranza” (Edizioni La Vela 2024) ha un titolo che sembra provocatorio ma che denota simpatia per i nostri giovani, i quali – dice l’autore – sono una categoria “maledetta” dal mondo contemporaneo, che propone come modello di vita, la lotta competitiva. E altre disvalori come vedremo più avanti.
Questo libro è qualcosa di particolare; tanto per cominciare, una confessione, forse un testamento. Si rivolge infatti a tutti, credenti e no, pur offrendo una chiara prospettiva interpretativa del mondo. Lo leggiamo ovunque, i giovani stanno vivendo una crisi epocale. Psicofarmaci, anoressia, bulimia, neet, videogiochi, paura dell’altro, paura del futuro, assenza di radici.
Senza passato, in cerca di “un padre e di una madre”, senza futuro. È venuto meno ogni sistema di credenze, senza il quale nessun valore ha un valore.
Il rapporto con i ragazzi e le loro domande, le loro paure, le loro infinite confusioni, tesse la trama di queste pagine, nelle quali sono raccolti più di trent’anni di lezioni, di dialettica, di tenerezza, di speranza, emersi dal confronto con gli studenti delle scuole superiori. Il tema centrale, lo avrete capito, è la vita; luogo della finitudine e della speranza.
Questo volume ci offre il ritratto di una generazione smarrita, ma al tempo stesso alla ricerca di un senso, di modelli di riferimento, di un’ancora di salvezza nel mare dell’ignoto di un futuro sempre più incerto. Un’incertezza che promana anche dalle conversazioni
Quali sono le domande dei giovani di oggi? E quali le loro risposte ai grandi interrogativi della vita? Come si legge nel libro: La vita degli adulti troppo spesso vi ferisce. Dio esiste, Dio non esiste. Il padre è necessario, il padre non serve. Meglio vivere con due madri, meglio con un padre e una madre. La separazione dei genitori rinforza, la separazione distrugge. Tutto è materia, anche i sentimenti, nulla è materia, esiste l’anima. Siamo solo animali, siamo creature dotate di spirito. Il sesso non deve conoscere limiti, le esperienze vanno fatte, il sesso deve conoscere limiti. Bisogna educare dolcemente, si deve essere severi. Il pianeta si sta surriscaldando, il pianeta non si sta surriscaldando. La politica è un grande valore, la politica fa schifo. L’uomo è egoista, l’uomo è altruista. La natura non esiste, la natura esiste. Meglio la competizione, meglio la collaborazione. Ribellatevi ai genitori, amate i genitori. Gli immigrati sono una risorsa, gli immigrati sono un pericolo. Il capitalismo fa schifo, il capitalismo è un valore. Il precariato è un’opportunità, il precariato ammazza il futuro. Meglio il privato, meglio il pubblico. La globalizzazione fa bene, la globalizzazione è uno schifo.
Un libro, dunque, che ci offre il ritratto di una generazione smarrita, ma al tempo stesso alla ricerca di un senso, di modelli di riferimento, di un’ancora di salvezza nel mare dell’ignoto di un futuro sempre più incerto.
Marco Luscia, Roveretano, classe 1961. Docente di IRC e di Estetica, è apprezzato conferenziere, cantautore e autore di testi poetici. Dopo la laurea in Sociologia ha conseguito il diploma e il magistero in Scienze religiose, nonché il baccellierato in Teologia. Ha inoltre approfondito le tematiche filosofiche presso l’Università di Trento. È autore di vari saggi, ha un canale YouTube dal titolo “L’Urlo dell’Albero dei Forti”. Già fondatore e presidente dell’associazione culturale “Libertà e persona”, è oggi presidente dell’associazione culturale “L’albero dei Forti”.