Allarme Inps: tra 8 anni dallo squilibrio lavoro-pensioni 20 miliardi di deficit.
Un titolo su cui tutti e in particolare la classe politica dovremmo riflettere. Un argomento ampiamente trattato dal CIV Comitato di indirizzo e vigilanza dell’INPS in audizione alla Commissione di controllo sugli Enti previdenziali.
Nella sua relazione il presidente del Civ, Roberto Ghiselli ha parlato della <<combinazione di due tendenze, l’aumento della longevità e la bassa fecondità, che provocano la cosiddetta inversione nella piramide delle età. Il saldo positivo dei flussi migratori non è sufficiente a bilanciare il saldo negativo della dinamica naturale.
E’ riportato dal Sole 24 ore, che si può vedere sul link
Il tendenziale calo demografico già ora determina uno squilibrio notevole fra le coorti interessate o prossime al pensionamento, e quelle in ingresso nel mercato del lavoro, con una contrazione tendenzialmente crescente della popolazione attiva>>.
Lo scorso anno la spesa pensionistica è stata pari a 304 miliardi, con un incremento rispetto all’anno precedente del 7,4%, incremento determinato sostanzialmente dalla rivalutazione delle pensioni a fronte dell’impennata inflazionistica che si era registrata l’anno precedente.
Tali questioni sono importanti ma anche abbastanza note fin da quando gli studi demografici hanno cominciato a incrociare il baby boom del dopoguerra con il progressivo calo delle nascite che data già dagli scorsi decenni. E illustri demografi hanno indicato già da molti anni il 2030 e il 2050 come due date che denotano tale criticità.
Ebbene, il vero problema è che la classe politica non ha messo in campo alcuna misura per cercare almeno di ridurre l’impatto sull’ Inps. Ne elenchiamo alcuni.
Anzitutto non possiamo più rimandare la riforma del sistema pensionistico che dovrebbe prevedere anche la differenziazione tra costo dell’assistenza e della previdenza della quale si parla ormai da molti anni ma che adesso è indifferibile. Inoltre Il lavoro in nero viene alla ribalta solo quando accade qualche incidente mortale. Invece si deve attivare un’azione massiccia e costante per l’emersione dal lavoro nero in modo da tutelare la legalità, concedere ai lavoratori la tutela contrattuale e avere anche versamenti di contributi.
Da notare che i media riportano che ci sono dati che almeno un milione di colf e badanti sono senza regolare contratto.
Sono stati messi a disposizione dei datori di lavoro incentivi per aiutare all’emersione dal nero, ma sono aiuti temporanei.
Invece si dovrebbe attuare un contributo badanti almeno per anziani con disponibilità economiche medio-basse. (Cfr.su youtube “l’inps presenta il rapporto 2024 sul lavoro domestico”).
Ancora: rivalutare il “fattore umano”. In molte aziende, lo strumento centrale del contenimento delle spese è la riduzione del personale e spesso non si tratta di mera ottimizzazione del lavoro ma della sostituzione delle persone con macchine. (Emblematica la scomparsa dei centralini che in certi casi, specie per la popolazione anziana, che è in continua crescita, erano molto utili). Sarebbe importante legare ogni tipo di incentivo alle assunzioni.
Infine, poiché sempre più guardiamo all’Europa, merita chiedersi come agiscano gli altri Stati per ovviare a questa congiuntura.