Con lo storico annuncio di Fulvia Colombo (“La Rai, radiotelevisione italiana, inizia oggi il suo regolare servizio di trasmissioni televisive”) il 3 gennaio 1954 prese avvio l’era della televisione.
Questo evento era stato preceduto da anni di sperimentazione da parte di personale tecnico particolarmente qualificato, impegnato nella costruzione degli impianti di diffusione (trasmettitori e ripetitori) e nella realizzazione dei programmi.
In Italia il progetto partì nel 1929 ma si era ancora nell’epoca della tv elettromeccanica. Poi si passò a quella elettronica (il tubo catodico) e la sperimentazione iniziò nel 1934 ma fu interrotta negli anni del secondo conflitto mondiale. Riprese nel dopoguerra e le prime trasmissioni vennero mandate in onda in aree assai ristrette attraverso i trasmettitori installati a Roma, Milano e Torino (si ricorda un programma presentato da Corrado trasmesso durante la Fiera di Milano).
Nel 1953 si aggiunsero i Centri trasmittenti di Monte Penice (in provincia di Piacenza) di Portofino, del Monte Serra e del Monte Peglia (presso Orvieto). Così, all’inizio del 1954 il segnale televisivo raggiungeva il 36% della popolazione, alla fine del ‘54 la copertura era del 58%. E due anni dopo si estese sull’intera Penisola ma a causa della conformazione montuosa e collinare del territorio solo nel 1961 raggiunse il 97% degli italiani.
Fu subito un importante fenomeno sociale perché dopo i tragici anni della guerra fu – come ha scritto Enrico Menduni – un’annunciatrice del benessere e della pace ritrovata.
A Buti eravamo in una situazione privilegiata perché fu una delle prime località a ricevere il segnale, ma bisogna ricordare che nel 1954 i televisori erano molto pochi, solo 24mila in tutta Italia, anche perché un apparecchio costava 450mila lire, circa quanto il guadagno annuale di un operaio!
La prima giornata della tv fu molto densa. Dopo la cerimonia inaugurale, alle 14,30 andòin onda Arrivi e Partenze in cui Mike Bongiorno e Armando Pizzo intervistavano vari personaggi negli aeroporti e nelle stazioni. Seguirono numerosi programmi dalla musica leggera alla prosa, dall’informazione al il primo per chiudere con la Domenica Sportiva. Ma nei giorni successivi la programmazione non superava le quattro ore.
Negli anni seguenti la vera novità furono i telequiz. In particolare Lascia o raddoppia? iniziata il 26 novembre 1955 che dapprima andò in onda il sabato ma poi passò al giovedì per andare incontro ai gestori di locali pubblici che avevano visto diminuire gli incassi a causa del grande successo della trasmissione. Ricordo, anzi, che noi bambini andavamo in un bar a “prendere il posto” per la famiglia.
Dal 6 gennaio 1957 andò in onda Telematch che dalle piazze di varie località presentava una delle rubriche più curiose: l’Oggetto misterioso: bisognava indovinarne il nome.
Il 7 dicembre 1957 esordì Il Musichiere anch’esso un grande successo (si ricorda ancora la canzone -cult- “Domenica è sempre domenica” che chiudeva la trasmissione. E nel 1959 Campanile sera portò la diretta televisiva dai piccoli centri attraverso una disfida fra località di differenti regioni.
La suddivisione dei generi restò praticamente intatta fino agli anni ’70. La diretta era affidato agli avvenimenti sportivi, (le Olimpiadi, gli arrivi delle corse ciclistiche, le partite della Nazionale) o ad eventi straordinari come il Conclave, le elezioni del Presidente della Repubblica.
L’informazione costituiva un segmento ben delimitato affidato al telegiornale che era soprattutto lettura di notizie con poche immagini, (e solo una volta al giorno: il Tg delle 13,00 compare all’inizio degli anni ‘70). Nel 1960 nacque Tribuna politica, che fece conoscere al grande pubblico i leaders dei partiti e appassionava la gente quando si affrontavano come in un match.
Particolarmente rilevante fu la produzione di sceneggiati, che portò al grande pubblico i classici della letteratura come Il dottor Antonio, Il romanzo di un giovane povero, Piccole donne, Miseria e Nobiltà, Cime tempestose, Orgoglio e Pregiudizio, Jane Eyre, David Copperfield, La Fiera delle vanità, Piccolo mondo antico, Umiliati e offesi, Padri e figli Opere tutt’altro che facili ma che ebbero enorme popolarità, per la capacità evocativa della televisione, in drammi a tinte forti che portavano la gente oltre le angustie del quotidiano.
Gli sceneggiati divennero ben presto programmi – cult – come La Cittadella di Cronin con Alberto Lupo di cui la gente parlava nei negozi, quando andava a fare la spesa o quando ci si incontrava fra amici e si commentava la puntata vista la sera prima.
Gabriele Parenti
(abstract di un testo assai più ampio, che uscirà nei prossimi mesi su Idee di Governo)