«Ci sono tutti i semi del tramonto del nostro Occidente che, come accade con la grande
poesia, contiene anche il suo opposto: la possibilità di assumersi le responsabilità, la
libertà di scegliere e di dire no all’orrore».
I poemi omerici, fin dalla loro origine, da secoli e secoli sono oggetto di riletture e interpretazioni
che ne rivelano “l’attualità” come tutti i grandi classici.
E adesso Iliade. Il gioco degli dèi : lo spettacolo, in scena alla Pergola di Firenze dal 27
febbraio al 3 marzo, è un’occasione per confrontarsi con i miti più antichi e più suggestivi
della poesia occidentale e per cogliere nelle divinità dell’antica Grecia il loro significato
metaforico e per fare un focus della madre di tutte le guerre, archetipo di un tema che
purtroppo rimane di stretta attualità.
Sotto la loro lente di ingrandimento gli dèi ci appaiono capricciosi, vendicativi, disumani:
e la loro commedia è la tragedia degli uomini, da sempre, ma sono anche simbolo del Fato, traducibile come qualcosa di ineluttabile ma anche di un destino collettivo che non di rado ci appare cinico e costellato di iniquità.
Da un po’ di tempo, però, qualcosa è cambiato: sono diventati pallidi, immagini sbiadite
dell’antico splendore, hanno perso i loro poteri e non sanno spiegarsi né come, né quando
sia iniziato il loro tramonto.
Non si incontrano da secoli, dai tempi di Elena, Achille, Ettore, Andromaca, Priamo, Ecuba, Agamennone, Patroclo, Odisseo e degli altri personaggi di cui si divertivano a muovere i fili del destino, ma oggi, un misterioso invito li riunisce tutti, dopo tanto tempo.
Chi li ha invitati? Per quale motivo?
«Iliade canta di un mondo in cui l’etica del successo non lascia spazio alla giustizia e gli
uomini non decidono nulla, ma sono agiti dagli dèi, in una lunga e terribile guerra senza
vincitori, né vinti.
La coscienza e la scelta non sono (ancora) cose che riguardano gli umani: la civiltà dovrà
attendere l’età della Tragedia per conoscere la responsabilità personale e tutto il peso
della libertà da quegli dèi che sono causa di tutto, ma non hanno colpa di nulla.
In quel mondo arcaico dominato dalla forza, da un Fato ineluttabile e dagli
dèi capricciosi, non è difficile specchiarci e riconoscere il nostro: le nostre vite dominate
dalla paura, dal desiderio di ricchezza, dall’ossessione del nemico e da tutte le forze
distruttive che ci sprofondano nell’irrazionale e rendono possibile la guerra».
Questi ed ulteriori inputs che dall’antichità classica ci riportano al presente, li troviamo in
Iliade. Il gioco degli dèi che vede protagonisti Alessio Boni, Iaia Forte testo di Francesco
Niccolini liberamente ispirato all’Iliade di Omero drammaturgia di Roberto Aldorasi, Alessio
Boni, Francesco Niccolini e Marcello Prayer regia Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Marcello
Prayer con (in o. a.) Haroun Fall, Jun Ichikawa, Francesco Meoni, Elena Nico, Marcello
Prayer, Elena Vanni scene Massimo Troncanetti costumi Francesco Esposito disegno luci
Davide Scognamiglio musiche Francesco Forni, creature e oggetti di scena Alberto Favretto, Marta Montevecchi, Raquel Silva produzione Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo in coproduzione con Fondazione Teatro Donizetti di Bergamo, Teatro della Toscana, Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia.
Il giorno della prima, il 27 febbraio alle 17, nel Saloncino ‘Paolo Poli’, il giovane attore italo-
senegalese Haroun Fall, in occasione della nona edizione del Black History Month
Florence, incontra il pubblico sul tema della rappresentazione dell’afro-discendenza nel
mondo dello spettacolo in Italia. Modera Véronique Nah. Ingresso libero con prenotazione
online su http://tinyurl.com/incontroharounfall
Foto di scena di Luciano Rossetti