In occasione del centenario della nascita del Card. Silvano Piovanelli arcivescovo di

Firenze e presidente della Conferenza episcopale Toscana, un recente articolo di Don

Vincenzo Russo (su https://www.thedotcultura.it/anniversario-piovanelli-un-pastore-

sempre-vicino-alla-gente/) ne traccia un coinvolgente profilo da quando l’undicenne

Silvano Piovanelli sentì parlare per la prima volta di Don Giulio Facibeni.

Si legge, infatti che, il giovane sacerdote don Silvano, ebbe la possibilità di restare

accanto a don Facibeni proprio nel luogo in cui egli viveva la sua paternità: la

parrocchia. L’Arcivescovo Card. Dalla Costa, infatti, nello stesso anno, gli affidò l’incarico

pastorale di Vicario Cooperatore proprio con don Giulio Facibeni, alla Pieve di Rifredi. Fu

un’esperienza che segnò i primi passi del suo sacerdozio (dal 24 agosto1947 al 14

settembre 1948.

E don Russo racconta che “La permanenza a Rifredi lo mise in contatto,

giovanissimo sacerdote, nei primi anni del dopoguerra, con i gravi problemi di una

vasta e complessa comunità parrocchiale, nella periferia industriale di Firenze, che si

stava sviluppando e strutturando ripartendo dalle devastanti macerie della Guerra, tra

povertà estreme, tensioni sociali e visioni politiche anticlericali sempre più vigorose”. I

E fu lì che il futuro arcivescovo di Firenze assunse quello spirito attento alle dinamiche

sociali, incline ad essere promotore di pace e concordia, attento al passo dei più deboli e

alle sofferenze di chi rimane escluso e non ce la fa.

Per questo suo legame profondo con don Facibeni, il cardinale Piovanelli per tutta la sua

vita è sempre rimasto vicino all’Opera e ai suoi sacerdoti. Con don Corso Guicciardini –

scrive don Russo – vi erano un’amicizia ed un’intesa spirituale fraterne che attingeva a

quella passata stagione intrisa di umanesimo cristiano alla quale avevano entrambi

partecipato, insieme a figure quali Giorgio La Pira, Don Lorenzo Milani (che in

Seminario era stato compagno di corso di Piovanelli) e, più avanti, Mons. Enrico

Bartoletti, P. Ernesto Balducci e P. David Maria Turoldo.

Mi preme ricordare che S.E. Silvano Piovanelli fu sempre vicino alle Acli fin dai tempi in

cui era parroco di Castelfiorentino e fu quella la prima volta che ebbi occasione di

conoscerlo personalmente.

Poi, non appena divenuto arcivescovo di Firenze dette risposta positiva alla richiesta delle

Acli provinciali di avere di nuovo un consulente ecclesiastico e la nomina di un sacerdote

(e di una figura prestigiosa come Don Paolo Blasi), segnò il pieno rientro delle Acli in

tutte le attività della comunità ecclesiale.

Ho avuto poi occasione di frequentarlo spesso nei miei due mandati di Presidente

regionale delle Acli apprezzandone l’alto profilo spirituale e pastorale, unito a una

semplicità nei rapporti umani che è tipica delle grandi figure. Fui felice che avesse

accettato il mio invito a celebrare la S. Messa nel Congresso delle Acli del 1996. E sempre

parlando delle Acli ho continuato a frequentarlo anche nei decenni successivi quando si

era ritirato nella quiete di Carcina.

Termino citando ancora l’articolo di don Vincenzo Russo il quale sottolinea che il card

Silvano Piovanelli, sembra ricordarci il valore di una presenza concreta, non

evanescente e di facciata, quella di chi assolve il suo compito con dedizione totale e

ci mette la faccia, anzi il cuore, quello vero! Così egli ha sempre inteso il servizio

pastorale, che è vicinanza alla gente, ai suoi problemi, condivisione semplice e concrete.

Fatti e non parole!