IN ENTRAMBI I CASI OCCORRE PROCEDERE CON CAUTELA

Con l’obiettivo di abbattere le liste d’attesa nella sanità pubblica, il governo prepara una

stretta sulle prescrizioni dei medici di base (il Sole24ore titola Sanità, liste d’attesa:

pronta la stretta sul 20% delle ricette dei medici )

Certo, se la stretta riguarda le prescrizioni di visite ed esami non necessarie che ingolfano

il Servizio sanitario nazionale e allungano la coda degli italiani che aspettano di curarsi

non si può che essere d’accordo.

Ma occorre procedere con cautela e avvedutezza perché questo obiettivo non si traduca

in un “controllo” sui medici di famiglia che potrebbe tradursi in un disincentivo alla

prevenzione e a terapie che anche quando non sono “salvavita” possono incidere sul

benessere e sulle qualità della vita di una persona.

In sostanza non è semplice stabilire concretamente cosa sia l’appropriatezza

prescrittiva e riteniamo che non ci si possa affidare alle fredde leggi della statistica e dei

dati percentuali per arginare le ricette dei medici di famiglia e degli specialisti per

prestazioni che secondo gli esperti sono considerate uno spreco che secondo alcuni

esperti gonfia la spese sanitaria di almeno 10 miliardi l’anno ma che non sempre sono

così.

Ora il meccanismo che si prospetta per l’appropriatezza prescrittiva riguarderebbe

l’obbligo per il medico di indicare nella ricetta il quesito diagnostico legato alla prestazione

in modo da tracciare bene tutte le prestazioni per aree diagnostiche grazie all’ampia

disponibilità dei dati già oggi raccolti, ma che risultano spesso incompleti

Poi (cfr. ancora il già citato articolo del Sole24ore https://www.ilsole24ore.com/art/sanita-

liste-d-attesa-pronta-stretta-20percento-ricettedeimedici-AFLoTllD )

“in base al bacino di pazienti di ogni medico prescrittore si calcoleranno le ricette

potenzialmente attese e nel caso di superamento di questo “tetto” di prescrizione si

accenderà una “spia rossa” che consentirà a ogni Regione di intervenire in una

determinata area raggiungendo anche il singolo camice bianco per capire le ragioni delle

troppe ricette ….. e quindi per rimettere in linea eventuali prescrizioni che risultassero

non necessarie.

Il fine è giusto ma resta il rischio che si vada verso una gestione burocratica,

spersonalizzante di tale problematica, in un campo in cui il fattore umano è essenziale e il

medico dovrebbe avere piena discrezionalità.

Comunque, il suddetto decreto, dovrebbe contenere anche un incremento dell’offerta di

prestazioni mediche. Si sta infatti studiando la possibilità di consentire alle strutture

pubbliche di utilizzare anche prestazioni in libera professione per abbattere le liste di

attesa. Questa sarebbe un’ottima cosa e andrebbe estesa anche agli Istituti di analisi.