I cinema dei preti (ETS Pisa,2024): un nuovo lavoro di Daniela Bernardini e Luigi Puccini
che incentrandosi sulla diocesi di Pisa offre un interessante spaccato su un significativo
fenomeno sociale e culturale.
Infatti negli anni Sessanta quasi una sala cinematografica su due era cattolica e
riguardava grandi e piccoli centri, «Uno schermo per ogni campanile», si diceva.
Il cinema accompagnava l’alfabetizzazione di un’Italia che si avviava verso il boom
economico e che, al pari della letteratura, rappresentava uno strumento fondamentale per
l’educazione del popolo.
In questa temperie culturale «furono impiantate in gran numero delle sale
cinematografiche, allo scopo speciale di offrire un divertimento onesto e di salvaguardare
la nostra gioventù e le famiglie cristiane dai pericoli del cinematografo immorale e
corruttore», scrive la Rivista del Cinematografo sul suo primo numero.
Le sale parrocchiali nella diocesi di Pisa erano spazi presenti in tutta l’area, dalla città alla
Versilia, dalla Garfagnana all’area etrusca.
Il volume ne traccia la storia attraverso lo studio di documenti inediti e delle struggenti
testimonianze di chi, in prima persona, contribuì alla costruzione e alla gestione, fino alla
definitiva chiusura.
Ne abbiamo parlato con i due autori in questa intervista
Qual è stata storicamente l’importanza sociale dei cinema parrocchiali?
La realizzazione di sale cinematografiche parrocchiali è sollecitata direttamente dal
Vaticano e, a cascata, capillarmente alle diocesi e alle parrocchie tanto che per tentare di
costituire in breve tempo una rete organica di infrastrutture in grado di rapportarsi
positivamente nei confronti della produzione filmica, del pubblico pagante e delle
istituzioni pubbliche e private ha l’obiettivo di arginare e di non rimanere esclusi da un’arte
vera e propria come il cinema popolata da «immondi ed esosi mercanti che fanno denari
speculando sui più bassi istinti, sulle tendenze più depravate, sulla più morbosa curiosità
del pubblico» come si afferma in Rivista del Clero italiano, Manuali per la gioventù (1923)
Come è nato questo libro?
Il volume vuole rappresentare l’ideale continuazione de Il cinema nelle città. Livorno e
Pisa nei 100 anni del cinematografo curato dal prof. Lorenzo Cuccu, ETS, Pisa 1996.
Cuccu termina il suo saggio affermando che si dispiace non poter approfondire «a
proposito dell’attenzione che la Chiesa, fin quasi dalle origini del cinematografo, ha
riservato a questo mezzo di svago e di educazione di massa e alle problematiche morali,
sociali e di costume che esso apriva». Noi abbiamo tentato di colmare questa lacuna
almeno per quanto riguarda la città di Pisa e la sua diocesi.
Quale il periodo della massima espansione?
Sicuramente il secondo dopoguerra anche se la prima sala cinematografica parrocchiale
oggi conosciuta come cinema Lanteri fu inaugurata nel 1913. Nel settembre 1959, a
distanza di oltre quaranta anni, le sale parrocchiali censite dal parroco di San Frediano in
Pisa erano quarantacinque. In sostanza ogni comunità aveva costruito un cinematografo:
in città le sale erano una decina frequentate da centinaia di spettatori, ma si trovavano
anche in piccole località come Loppia, frazione di Barga, che contava appena un centinaio
di abitanti. Va inoltre tenuto presente che, dati SIAE, fino a metà degli anni ottanta, le sale
cinematografiche parrocchiali rappresentavano la metà di tutte le sale esistenti in Italia.
Quando si manifestò questo interesse della Chiesa e del mondo cattolico per il
cinema?
L’atto che sancì il legame tra cinema e Chiesa fu la benedizione di Leone XIII nel 1898
immortalata da William Kennedy Laurie Dickson con una macchina da presa
dell’American Biograph and Mutoscope.
I concetti di valorizzazione del cinema da un lato e di vigilanza dall’altro sono presenti
nella enciclica Divini Illius Magistri emanata da Pio XI il 31 dicembre 1929. Il 29 giugno
1936 papa Pio XI emanò l’Enciclica Vigilanti cura. Nel 1955, Pio XII (pontificato 1939-
1958), sollecitato da quanto avveniva nella società, si rivolgeva al mondo cinematografico
perché fossero prodotte opere finalizzate a rendere l’uomo migliore, e l’8 settembre 1957
dedicò l’enciclica Miranda prorsus. Il 16 novembre 1959 è una data importante nella storia
del rapporto tra i cattolici e il cinema. Quel giorno Giovanni XXIII, a poco più di un anno
dal suo insediamento, inaugurava la Filmoteca Vaticana, portando così a compimento
l’intuizione coltivata da Pio XII.
E questo coinvolse anche varie associazioni cattoliche…
Dopo una prima fase “gestita” direttamente dalla Chiesa con le sue più alte gerarchie ci si
rese conto che la situazione non era più gestibile ed ecco quindi la formazione di una
organizzazione strutturata gestita in maniera autonoma sia pure sotto la vigilanza e la
partecipazione di rappresentanti della Chiesa: ACEC (Associazione cinematografica
Esercenti Cattolici); SAS (Società e Assistenza Sale); CCC (Centro Cinematografico
Cattolico); CUCE (Consorzio Utenti Cinematografi Educativi) e altre ancora. Spesso
l’allestimento e la gestione della sala parrocchiale veniva affidata alle ACLI, AC agli
Oratori strutturati o ad altri gruppi laicali presenti sul territorio della parrocchia.
Quale era la tipologia dei film che venivano rappresentati?
I film proposti erano tutti quelli che si producevano e che rispettassero la classificazione
dalla dettagliatissima guida cinematografica dal titolo Disco Rosso a cura del CCC
secondo i criteri stabiliti dalla “Vigilanti cura” di Pio XI che indica per ogni nazione “un
ufficio permanente di revisione che possa promuovere le buone pellicole, classificare le
altre e far giungere questo giudizio ai Sacerdoti e ai fedeli”; a Buti il parroco appendeva
all’ingresso della chiesa l’indicazione dei film in proiezione ammessi e/o vietati.
A fronte di questa rigidità censoria è da sottolineare come furono i cinema parrocchiali a
proporre i film neorealisti che, spesso, le sale industriali rifiutavano. Nacquero nell’ambito
delle sale parrocchiali i cineforum e le sale d’essai. A Pisa, ad esempio, ben prima del
cinema Arsenale (storico cineclub d’essai) si attivarono i cineforum in sale come il LUX
della parrocchia di Santa Caterina o il 20+ 1 della parrocchia Don Bosco al CEP. Ma
molto spazio trovarono i western, i peplum o i musicarelli insieme a quelli più
specificamente a carattere religioso come Bernadette o Marcellino pane e vino.
Daniela Bernardini (Vicopisano, 1958) e Luigi Puccini (Cascina, 1953) hanno insegnato
Lettere in un Istituto tecnico. Insieme hanno scritto e curato numerose pubblicazioni
didattiche a carattere letterario, cinematografico e storico. Tra i più recenti saggi in
volume: Sacerdote nell’abito bersagliere nell’anima. Don Pietro Cascioni un prete del
Novecento, Pisa, ETS, 2010, O libertade o morte, Pisa, ETS, 2012, Julka ti racconto. Il
dramma dei confini orientali, le foibe, l’esodo, Pisa, ETS, 2013, L’inchiesta. Storia di un
bombardamento, Pisa, ETS, 2018, Bombardano Pisa, Pisa, ETS, 2019, Altrui vite, Buti,
2021.